sabato 21 dicembre 2013

Caro 2013.

Caro 2013,
tu stai finendo e io mi avvicino pericolosamente ai 30 anni.
Ho una specie di vocina interiore che dice "forse sarebbe il momento dell'annuale bilancio, tu che dici?", e io sarà un mesetto che faccio finta di non sentirla.

Sono a Bologna praticamente fissa dal 22 novembre, malaugurato giorno in cui scivolando per contrappasso sotto a bolognesissimo portico bagnato mi sono compostamente fratturata un malleolo. I primi giorni sono passati tra dolore (fisico) e sconforto per tutto quello che non potevo più fare (camminare sui miei piedi per due mesi, andare in ufficio ogni giorno, portarmi un bicchier d'acqua da qualche parte, fare avanti e indietro da Milano, vedere il moroso quotidianamente, guidare) e che dovevo fare (stare ferma, riposarmi, dormire spesso a pancia in su, lavorare da casa, vedere poca gente, tre piani di scale ogni volta che volevo uscire, tonnellate di ghiaccio, punture di eparina ogni sera con la pancia che sembra un dalmata per i lividi). A quello sconforto si è aggiunto di tutto, sfighe, riflessioni, dubbi, finché non c'era più posto.

Caro 2013, sei stato durissimo da sopportare e non vedo l'ora che tu finisca.

Ti sei portato via la mia vita. Ti sei divertito come un matto a rimescolarmela dopo un 2012 da dimenticare e con cui non mi va di fare paragoni, ti sei portato via i miei amati conigli, la mia casina, la mia squadra, la mia curva, il mio lavoro perfetto, la mia routine. Sapevo che sarebbe stata dura ricominciare, speravo di sentire che prima o poi avrei ingranato, e invece dopo 6 mesi sono ancora qui che sotto sotto, se non ci fosse il paragrafo convivenza a cui tanto aspiravo l'anno scorso, mi chiedo chi me l'ha fatto fare. Milano è bella, ma è dura, difficile, e non sarà mai casa, un po' perché non lo vuole essere ma soprattutto perché sono io a non rassegnarmi e abbandonarmi.

Trasferirmi a Milano mi ha portato a fare scelte, bilanci, scremature nella mia vita. A Milano ho incontrato tante persone, e solo di poche sono profondamente grata (pochissimi colleghi, una blogger che ormai mi piace considerare amica). Ho capito a quante persone veramente manco da quando sono via, e quante persone veramente mi mancano. Ho capito che ogni volta che poso il piede su suolo bolognese* mi sento veramente a Casa, e che vorrei sentirmi così per sempre. Ho fatto due cene aziendali di Natale nel giro di 6 giorni e la differenza è stata impietosa. Ho capito che mi mancano come l'aria orecchie lunghe e zampine pelose e silenziose nella mia vita. Ho spaziato da momenti in cui credevo mi si fosse seccato il cuore ad altri in cui i 30 anni acuivano il bisogno di "farsi una famiglia", e ancora non ho capito quale delle due vie sia meglio percorrere.

Caro 2013, è stato un piacere.

Caro 2014, mi sto stufando di fare piani e sperare cose. Questo sarà un anno con pochi propositi e poche speranze. Posso prometterti che farò del mio meglio per ottenere le cose che ho capito mi fanno stare bene. Tu cerca non dico di dare una mano, ma almeno di non mettere i bastoni tra le ruote.

ed ho capito finalmente
che ho capito finalmente
che ogni scelta è una rinuncia
ed io non voglio scegliere mai più.
{Dente, "Finalmente"}


* che detta in questo momento fa ridere, visto che di piede ne poggio letteralmente uno solo al suolo.
Discorso a parte meriterebbe come mi sento quando sul suolo bolognese ci poso il deretano dopo uno scivolone slapstick, ma tant'è.

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