martedì 1 febbraio 2005

Ciao, nonno.

Me l'hanno sempre detto, e io l'ho sempre saputo.
Prima o poi te ne saresti andato.
E come te, se ne andranno pian piano tutti.
Ma non tutti lo faranno con la tua discrezione, la tua semplicita', la tua dignita', la tua genialita'.
Mi sento cosi' egoista perche' non so accettare che tu non sia piu' qui tra noi, quando adesso sei in cielo, in un posto dove non hai piu' bisogno di tubi e mascherine, perche' c'e' tutto l'ossigeno che ti serve.
E i tuoi desideri sono stati esauditi. Ora i tuoi polmoni sono pura aria. Non devi piu' penare per tirare ogni respiro. Non hai piu' i polmoni mangiati dall'enfisema e dal focolaio. Non hai piu' l'anidride carbonica che ti annebbia la mente.
Te ne sei andato in silenzio come hai sempre fatto. E te ne sei andato sereno come avrei sempre voluto.
Ma te ne sei andato.
Con te muore una bella fetta della mia infanzia. L'infanzia piu' bella che una bambina possa sognare. Un'infanzia fatta di invenzioni, assemblate con i pezzi più improbabili. Di proverbi. Di film. Di risate. Di tutte le cose di cui ero orgogliosa che ho sempre condiviso con te. Gli esami, il concorso di latino, la patente.
Mi restano mille ricordi, e una spirale di carta che gira col calora del termosifone. Una delle prime cose che ho fatto con te. Uno dei pochi oggetti che ho voluto della tua casa silenziosa.
Come ha detto la Barbara, la nostra fornaia, non voglio chiedere a Dio perche' te ne sei andato, ma ringraziarlo di averci donato un nonno come te.
Ciao, nonno. Grazie di tutto.
La prima dei tuoi tre Rompini.

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